Racconti
Un volo indimenticabile
Dietro al vetro della biglietteria nessuno puo' immaginare cosa significhi realmente cio' che sto per chiedere: "... un biglietto sola andata per Brescia, per favore, seconda classe ..."
Oggi portero' a casa il mio aereo, anche se preferisco pensare che sara' lui a riportarmi a casa con le sue grandi ali gialle.
La giornata e' perfetta, assenza di vento, grande visibilita' e una leggera copertura che plachera' l'attivita' termica della giornata. Sara' un trasferimento tranquillo.
Il piccolo volovelista dentro di me scuote la testa e sorride per simili considerazioni meteorologiche, oggi pero' lui e' felice almeno quanto me di volare su un "piper" giallo.
La giornata scorre veloce, ritmata dagli ultimi voli di passaggio con le simulazioni di piantata motore, progressive, a quota sempre piu' bassa per prendere una prima confidenza con l'efficienza in planata in caso di emergenza.
Sono passate le 17:00, e' ora di partire. Mentre carico il bagaglio sull'aereo e' come se fossi spettatore di questo evento, sognato da anni e immaginato per mesi ora e' diventato reale.
Finalmente posso viverlo.
Avrei voluto dilatare questo inafferrabile istante chiamato presente, questo inesistente attimo che separa il nostro passato dal nostro futuro.
Ricordo come al rallentatore la mia salita a bordo, le cinture, la cuffia, i controlli, la chiusura ed il blocco del portello ... ELICA!! ...
In testata pista a 3200 giri, giu' primo magnete, ok, giu' secondo magnete, ok, manetta al minimo, una tacca di flap ... rimango in attesa qualche secondo cercando ancora, inutilmente, di afferrare il presente. Ho recitato una preghiera, di gioia, e sento ancora sul palmo della mano la pressione della manetta mentre scorre in avanti, qualche secondo e ci sentiamo leggeri a sfiorare l'erba ...
Io e il mio aereo giallo voliamo verso casa.
Un'ora e quindici di volo, campo in vista, finale, full flap ed eccoci di nuovo leggeri sull'erba, mentre l'abbraccio dell'aria ci sostiene per accoglierci di nuovo a terra.
Ancora una volta il presente e' diventato passato quasi senza farsi sfiorare, trasformandosi fulmineo in cio' che e' appena stato.
Ogni volta che questo accade ognuno puo' raccogliere, se vuole, ricordi indelebili ed esperienza da ogni momento vissuto.
Ho portato a casa tutto cio' che potevo da questo volo, non sempre ci riesco.
Che altro posso chiedere, se non di capire per quale motivo ho meritato di vivere una giornata simile, conclusa con un bacio ad un bimbo di 21 mesi, che restituisce sorridendo una carezza al suo papa' poco prima di addormentarsi.
Prego di non essere in errore per aver scelto di volare.
Beppe
Lungo finale
Un giorno un bambino aveva sognato
valli, montagne e un battere d’ali,
volava su in alto, lontano dai mali.
Pieno di vita e al giunger del sole
la luce del sogno pian piano assopiva,
il peso dei giorni il suo cuore leniva.
Come sasso veloce che cade e rimbalza
più forte e più piano il sogno parlava,
con legno e con carta il suo volto mostrava.
Parole importanti cullava la mente
ma un frullo, od un’ala, il cuore ricorda,
ad Eolo è legato più forte che corda.
Nato dal vento e da slavo metallo
occhio di bimbo ritorna al bambino,
il sogno è svegliato in un freddo mattino.
Volando sicuro nell’aria serena
in alto la brezza ha portato cantando,
ebbro di gioia è disceso danzando.
Segui il sentiero che passo per passo
sicura e serena rincuora la voce,
momento di scuola che corre veloce.
Il giorno importante è arrivato preciso
e il sogno di bimbo or si è avverato,
stupito e felice: ho volato!
B.G. 28/06/03
il mio Discus
Novi, 2 Aprile 2000
Cosa mi sta succedendo ?
faccio molta fatica fermare la mente, a ragionare coerentemente e razionalmente.
Sono passate poche ore e ancora non riesco a credere che siano successe tutte le cose che sono accadute oggi.
Forse non dovrei affidare a Internet la testimonianza di questi eventi ma credo che sarebbe un delitto non farlo ... sono ancora sotto l'effetto dell'adrenalina che è scorsa a fiumi nelle mie vene nel pomeriggio di questa domenica incredibile.
... ma veniamo ai fatti:
sono mesi ormai che penso alla possibilità di acquistare un aliante, forse ho deciso anche prima del brevetto ma mancava la scintilla, l'elemento scatenante, la classica goccia che fa traboccare il vaso.
la scintilla è arrivata ieri, un sabato come altri se non fosse per la novità ... l'aliante nuovo di Gian Luca. Un Dg101 appena acquistato da un Club di Romagnolo.
Vedere G.L. accarezzare la sua creatura, lucidare la capottina, effettuare quei piccoli lavoretti, forse inutili ma che ti uniscono ancor di più al tuo mezzo ... è stato decisivo !
Mi avvicino a Edo e quasi timidamente gli chiedo se il suo aliante è ancora in vendita : la risposta sembra una beffa ... proprio ieri si è "imparolato" con un altro possibile acquirente ... incredibile ... che sfiga! proprio ora che mi ero deciso a provarlo.
L'affare però non si è ancora concluso e quindi forse un ripensamento da parte dell'altro pilota potrebbe lasciarmi il campo libero. Edo decide che se voglio lo posso provare ... non resisto e accetto .
E così, quasi senza accorgermene, sono in volo sul DISCUS !
Vorrei descrivervi le sensazioni del volo che è seguito ma rischierei di non essere all'altezza del compito.
Un volo di quasi tre ore, per la prima volta, "io" sui monti imbiancati dell'Appennino Ligure, Giarolo, Chiappo, Ebro e poco distante il Lesima .
Generosamente guidato a vista dall'abile Tarchini e in totale serenità e sicurezza.
Che volo ! che termiche ... in una giornata iniziata con l'acqua e il timore dei temporali in arrivo da ovest.
Che spettacolo risalire fino a sfiorare le nubi e poi avanti a cercare una base più alta o seguire il fronte e farsi portare. Che "sciabolate" con questo aliante che mi invita a stringere le virate senza perdere mai l'assetto .... semplice e preciso come su un binario.
Domani è un altro giorno ... il lavoro, le responsabilità, gli impegni di sempre cercheranno di farmi mettere i piedi a terra ma sarà dura mantenere la concentrazione e dimenticare il volo di oggi e .... il Discus.
Già, forse questo Discus non sarà mai il "mio" Discus ma si è instaurato subito un bel rapporto tra noi, non mi ha tradito in decollo, cadendo d'ala, anche se ha voluto subito dimostrarmi il suo carattere grintoso e sensibile costringendomi a una "delfinata" indomabile. Non mi ha messo mai in crisi durante il volo anche se ha provato a farmi prendere un bel raffreddore impedendomi di chiudere il portello dell'aria esterna.
In fine, mi ha concesso un atterraggio dolce e certamente mi ha regalato emozioni uniche, difficili da trasmettere e che resteranno scolpite nella mia mente e nei miei sogni ...
Domani è un altro giorno ...
Onda su onda
La prima onda
Ore 9,00 e siamo già sul campo di Torino Aeritalia, prima anche dei Torinesi !
Durante gli ultimi chilometri, Tarchi e Bufa non hanno perso mai di vista quei piccoli batuffoli che timidamente accennavano a formarsi all'inizio della Val Susa... o forse più il là.
La giornata è fantastica, il vento e la pioggia dei giorni scorsi hanno lasciato spazio ad un cielo blu a contorno di uno scenario alpino finalmente imbiancato dalla tanto attesa neve.
Montiamo velocemente i nostri alianti e anche il Ventus di Squarcia, che dopo aver sbrigato una visita di lavoro (con sveglia alle 5 del mattino), arriverà di corsa poco dopo, rischiando di restare senza gasolio per la fretta.
Lo Stage a Torino è iniziato nel migliore dei modi, ieri Venerdì 22 Febbraio, consumato un giorno di ferie e sperimentata una prima oretta e mezza sul Musiné, Curt, e dintorni... nulla di eccezionale (per gli altri) ma sicuramente una buona occasione per me di saggiare l'orografia e ambientarmi con la zona e le procedure.
Oggi, sembra meglio, le nuvolette sembrano proprio rotori anche se il vento a terra non pare significativo.
Tutti controllano l'ossigeno e io... non sono attrezzato !
Non ho mai avuto il "problema" e non credevo proprio che mi sarebbe capitato oggi, al secondo giorno di Stage di dover preoccuparmi di questa evenienza, letta più volte sui libri e sulle riviste, decantata dai più esperti e sognata nei voli più belli ... il volo d'onda !
Invece sembra proprio che potrebbe essere la volta buona, ma che fare ?
potrei decollare ugualmente e se mai mi capitasse di salire ... potrei sempre decidere di fermarmi a 4.000 ... o forse no ! me la sto raccontando... se l'aliante dovesse agganciarsi al laminare chi avrebbe il coraggio di uscirne... di non provare a salire di più... sempre più in alto, sempre più lontano da terra ...
Un colpo di fortuna, risolve la situazione e mi toglie dall'imbarazzo: arriva Andrea Ferrero che in un attimo mi installa sul Discus la bombola di un collega e sono pronto per andare in linea.
Ore 13,29
Decolla Bufarello, proprio non riesce ad aspettare ancora un po', lo segue Dino con il suo LS8 e infine decollo io seguito subito dopo da Squarcia.
Durante l'attesa del decollo l'asw25 di Charlie ci informa che il rotore è più lontano del previsto e che occorrerà fare un traino lungo, contemporaneamente Bufa ha già bucato e anche Tarchi è in difficoltà, dopo aver sganciato a ben 1800 sul Musinè a causa del forte vento contrario che ha impedito al trainatore di fare più strada.
Quando passo sopra l'LS8 che spirala appena sopra il pendio del Musiné sono già a 1800 QNQ e dovrei sganciare ma decido di andare avanti e di puntare al "colletto" del Civrari... ormai la spesa è fatta e allora facciamo "31" ... costi quel che costi !
Il traino inizia a volare in maniera decisamente disordinata, sbatacchiando da tutte le parti e incredibilmente in discesa, faccio proprio fatica a stargli dietro e in questa valle che attraversa i due costoni, mi chiedo perché abbia deciso di non salire più... forse lo fa apposta per farmi risparmiare ?
Sono quasi arrivato su questo benedetto "colletto" e sono ancora a 1800 come prima quando improvvisamente il Robin schizza verso l'alto che a momenti rimango appeso... sono in difficoltà ad allinearmi... basta ! mi sgancio !
Inizia da danza:
Che botte ! alla seconda capocciata stringo le cinghie che quasi non respiro, tento di mettere il Discus in spirale ma l'anemometro schizza a fondo scala e poi a zero ! di stare coordinato non se parla...sento rumori e scricchiolii pazzeschi e anche la bombola dell'ossigeno, che avevo fissato e imbottito per bene, sbatte con violenza contro la fusoliera.
Rimango due volte senza fiato, quasi in assenza di gravità e i piedi non fanno più presa sulla pedaliera... mi sforzo di concentrarmi e di riprendere un assetto decente ma non se parla ! almeno starò salendo ?
Neanche per sogno ! mi sembra un'eternità che sto frullando e il mediometro mi urla un "bel" +0,5 m/s !!! siamo matti ... tutta sta fatica per nulla ?
Mi sposto più a sud, sempre sbatacchiato ma forse ora riesco a fare un giro completo positivo... +2 m/s... va meglio! +3 m/s ... -1 m/s ... di nuovo +3 m/s .. forse ci siamo riesco a guadagnare un po' di quota e supero i 2000 QNH.
... ora la salita e costante e riesco a controllare la confusione e gli scrolloni, guadagnando ancora quota supero i 3000 e a 3200 accade l'incredibile... la quiete dopo la tempesta, controvento tutto si ferma e ho l'impressione di essere in un'altra dimensione... finalmente ... incredibilmente... io, ancora allievo nell'animo, poco più che imbranato pilota domenicale... sono in onda !
Nel silenzio, accompagnato solo dal sottile fruscio del vento a 100 Km/h, salgo a fondo scala come in un fantastico ascensore panoramico, di quelli che si vedono nei film... +5 m/s per lunghi, interminabili minuti, ma non sembra vero... e la terra si allontana e le montagne, la cima delle montagne della Val di Susa iniziano a rimpicciolirsi come in un plastico, allargando l'orizzonte fino alle Alpi marittime e mi sembra quasi di scorgere il mare (forse è l'ossigeno !).
Già è meglio che sperimenti anche l'ossigeno, visto che c'é e che funziona !
Solo adesso mi accorgo che nessuno mi ha seguito e sono solo, un piccolo puntino in alto, a 5450 metri sul mare e mi piace, questa strana sensazione, questa soddisfazione... essere qui da solo, lontano da tutti e sopra tutti, sperando si salire ancora un metro, di restare quassù a pensare ai primi voli, solo due anni fa, alla fifa dei primi scossoni inattesi sul Libelle e a quella del primo rotore... di oggi ... la mia prima onda.
Libratis Alis pendeo
Bene, rieccoci incastrati e legati dentro Alpha-Mike per l’ennesima volta. L’ ennesimo decollo per l’ ennesima lezione. Dalla metà di aprile ad oggi, 29 giugno, quanti decolli avremo fatto? Quante volte avremo staccato la nostra ombra da terra? Beninteso per pochi minuti, anche se inizio ad intravedere quello che sarà, spero, tra qualche mese il piacere di volare fine a se stesso.
Quale sarà il compito di oggi?, manovre?, procedure? vedremo.
Mentre eseguo i soliti controlli a strumenti e comandi cerco di ricordarmi di fare la notifica radio alla torre, una volta che me ne sono dimenticato ho dovuto pagare pegno ( la solita bottiglia per il gruppo Alcolisti Anonimi che si raduna a sera ).
Il collega che ci fa assistenza si avvicina con il cavo di traino, tiro il comando per aprire il gancio, al suo pugno chiuso lo rilascio, ecco fatto l’ ennesimo aggancio.
Prima che me ne dimentichi effettuo la notifica radio: << NOVI RADIO DA ALPHA-MIKE, EQUIPAGGIO FIRPO PIU’ …….>> Oh cavolo! Sono da solo, SOLO!. Il momento temuto ma, sotto sotto, ora me ne rendo conto, inconsciamente atteso, è arrivato.
Mentre trainiamo l’ aliante in testata Vittorio parla, mi tranquillizza, mi ripete che, secondo lui, sono tecnicamente pronto: e sicuramente ne avrà visti di novellini. Già “tecnicamente pronto” ma psicologicamente? Mi rassicura dicendomi che mi seguirà passo passo da terra, e mi si raccomanda dicendomi: << Qualunque cosa io ti dica di fare FALLA! Non discutere, non pensarci su, fidati e fai come ti dico>>.
Le condizioni sono ottimali, una leggera brezza da nord, cielo terso, qualche cumulo comincia a formarsi solo ora. Giovedì scorso non me la sono sentita di decollare per il troppo vento, ma ora ne ho proprio voglia.
Chiudo la capottina con fatica. I diruttori? Sono aperti o chiusi: il comando è spinto in avanti, che significa? Aperti o chiusi? Sono in completa confusione. Aziono il comando: ok aperti, li chiudo e li blocco. Giro ancora un po’ la polenta con la barra, tutto è a posto, che diavolo sto aspettando? Normalmente saremmo già decollati.
Chissà perché fa più caldo del solito qui dentro. Ho le mani come due spugne, era da parecchio che non subivo la sindrome da decollo. Mi basterebbe fare un cenno per partire e, dopo, tutto verrebbe naturale, automatico. Mi devo decidere, ora o mai più.
Anche se non devo fare un’ immersione subacquea, mi iperventilo, alzo il pollice: immediatamente mi alzano l’ ala, mi sembra di scorgere un sorriso sadico sulla faccia di chi fa assistenza. Sento alla radio il trainatore ( niente meno che il Presidente del club ) che comunica alla torre la partenza, il motore va su di giri, ci siamo comincio a muovermi. Piede sinistro poi al centro, barra a destra. << non stare fermo con i piedi >>, mi sembra sentir dire da Vittorio, << anticipalo, muoviti prima di lui >>.
Lo tengo, la barra un pelo avanti, ancora qualche metro di rullaggio, poi tiro a me la barra, mi stacco. Anche il Piper si alza, lo seguo. Prima virata sinistra, i fatidici 50 metri sono superati. Provo di nuovo la tensione dei primi traini, sono concentratissimo , quasi non mi accorgo che abbiamo superato i 1000 piedi: se riesco ad arrivare alla quota di sgancio col cavolo che mi allontano: giro sulla prenotazione sino ai 600 piedi.
Borgo mi ha consigliato di sganciare a 3000: << Così hai tempo di rilassarti, guardarti un po’ attorno >>. Si ok ma dov’ è il campo? Accidenti l’ ho perso, a destra niente, a sinistra nemmeno, eppure li c’ è Novi. Panico, guardo giù …… ci sono sopra, è lì quasi sulla verticale.
Sono quasi a 3000 piedi. Mi guardo attorno: ad ovest il campo, ad est, più lontano, il fiume, davanti Pozzolo. Busso l’ altimetro, indica i 3000. E’ il momento di sganciarsi: a destra tutto libero. Guardo il cavo, tiro il pomello di sgancio e, quasi al rallentatore, vedo il cavo allontanarsi in varie volute. Viro a destra, sento il trainatore che comunica l’ avvenuto sgancio, regolo il trim e completo un 360° ( la prima manovra senza l’ impiccio del traino, indipendente e solo ).
All’ improvviso mi rendo conto che so cosa fare, che posso volare. L’ apprensione lascia il posto alla felicità, mi sento tranquillo. Cerco di voltarmi verso il seggiolino posteriore, per una frazione di secondo mi sembra di vedere Vittorio. No il posto è tragicamente, sconsolatamente, finalmente vuoto. Guardo fuori in basso, poi in alto e….. urlo.
Si però qui si scende, ho già perso 400 piedi. Faccio caso ai comandi, è veramente più sensibile con meno carico, anche il trim è più efficace e lo spingo un po’ avanti. Viro attorno al campo quando Borgo mi chiama alla radio, mi chiede se va tutto bene. Si, rispondo, a meraviglia. << vieni a sud >> dice << su Novi dovresti salire >>. Bene, mi dirigo da quella parte. Per fortuna oggi non c’ è traffico nei dintorni, Francesco e gli altri sono partiti in gruppo, mi arrivano dei frammenti di comunicazioni, sono lontani.
Si fa tardi, oggi devo tornare al lavoro, sono già le 5 passate, accidenti il mio primo volo e devo scendere. E’ il colmo. Arrivo nei pressi della ferrovia diretto a sud a 2300 piedi, altissimo, ho tutto il tempo di andare avanti e tornare indietro per la prenotazione.
Il variometro da –2 comincia a salire, arriva a zero, poi un poco più su. E adesso? Proseguo la planata ignorando il richiamo o cerco di guadagnare qualche piede? Al diavolo gli impegni. Viro a sinistra, mi è sembrato di ricevere una “ botta ” da quella parte, o forse perché mi riesce meglio virare di lì.
Faccio mezzo giro a +1 abbondante, poi di nuovo a scendere. Quando il variometro torna in positivo mi raddrizzo, conto fino a tre poi ancora a sinistra. Riprendo a salire in modo abbastanza costante, certo si potrebbe fare di meglio. Con continue correzioni risalgo fino a 3000 piedi. Come dice Puppi << l’ onore è salvo >>.
<< Borgo da Firpo >>.
<< avanti >> mi risponde ( fa piacere sentire che è in ascolto )
<<solo per dirti che ho recuperato i 3000 >>
<< abbiamo visto >> conclude.
Purtroppo si è fatto davvero tardi e devo scendere. 3100 piedi, dai ancora un giro. 3200, ancora un attimo. 3300, ok ora basta davvero. Mi costringo ad ignorare i “ punti caldi ”, plano dritto su Novi, girando qua e là sino ad arrivare alla quota per la prenotazione. << NOVI RADIO da ALPHA-MIKE in prenotazione per la 36 >> << a discrezione >> mi risponde qualcuno.
Ora viene il bello: devo atterrare. La preoccupazione torna a farsi sentire ed i continui giri in prenotazione peggiorano le cose. E’ un continuo tira e molla: ora troppo lento, poi scoordinato, il filo di lana se ne và per i fatti suoi, addirittura ne vedo due, ed io a “ rincorrerlo “ con la barra e “ calciarlo “ con i piedi. Risento Borgo che mi ricorda di non lasciare la prenotazione se non al di sotto dei 700 piedi, di andarmene via diritto per il sottovento e fare le due virate a 90° ben coordinate.
Provo a bussare l’ altimetro che scende di colpo a 700 piedi, bene, termino la virata e via.
<< NOVI RADIO da ALPHA-MIKE in sottovento 36, segue base finale >> aggiungo per togliermi il problema delle comunicazioni radio: non mi piace usare il telefono figuriamoci una radio ricetrasmittente. Ma trasmetterà davvero, e qualcuno riceverà qualche cosa?
<< ricevuto: unico traffico >>. E meno male.
Eseguo gli ultimi controlli: provo i diruttori: ok, gli strumenti a posto anche loro, altimetro bussato.
Mi volto a sinistra, verso il campo, mi trovo più o meno nel punto dove virare per la base, ho appena incrociato il viale alberato. L’ anemometro indica i 95 kmh. Viro a sinistra di 90° la mano già sui diruttori.
Lontano, a sinistra, ecco la testata pista, 100 kmh la velocità.
Non c’è molto tempo, altra virata a sinistra fino a portare il muso nella sua direzione.
Apro i diruttori, non completamente, voglio vedere che effetto hanno. Sono alto, un po di picchia, la velocità è sempre intorno ai 100 kmh. La pista è lì davanti ma, un momento, che ci fanno le balle di fieno così vicine al bordo pista? E la recinzione? Non dovrebbe essere lì. I cinesini dove diavolo sono? Chi li ha tolti?
Oh no! Quello è il contro pista, non posso atterrare sulle macchine. Almeno non la prima volta.
E’ stata solo una frazione di secondo ma che paura. Correggo leggermente a sinistra, ecco il centro pista marrone di erba bruciata dal sole e dai continui decolli ed atterraggi: cinesini a sinistra, cinesini a destra. Ok tutto regolare.
La velocità è buona, un po’ di piede per correggere la traiettoria, bene ormai la pista è mia, non mi scappa più.
Ancora pochi metri, tiro leggermente la barra, forse con un po’ d’ anticipo. Guardo lontano, a fondo pista. Ecco che tocca, un leggero rimbalzo ed eccoci di nuovo a terra. A destra vedo sfilare i carrelli degli alianti, un po’ di piede destro per liberare , barra a sinistra: non voglio far toccare l’ ala.
I movimenti sui comandi si fanno sempre più ampi. Ancora piede destro, sono sempre più lento. L’ ala destra tocca l’ erba. Sono fermo.
Mi guardo attorno, sono proprio davanti all’ hangar. Apro la capottina, resto ancora un attimo seduto, non mi sembra vero, ho sognato.
E’ da parecchio che non mi sentivo così.
Non trovo le parole per esprimere quello che stò provando, è un momento magico, forse irripetibile nel suo genere, anche se credo che questo sia il primo passo di una lunga escursione lontano da terra.
C’e’ una frase che mi è rimasta impressa nella mente ( e questo mi accade di rado ) che ho letto non so più dove, e nemmeno ricordo chi l’ abbia scritta, e perché, che dice:
<< sempre più in alto voglio salire, sempre più in là voglio vedere…. >>
F.F.